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MOTORI ELETTRICI ANCHE IN MARE. ECCO GLI YACTH DEL FUTURO

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Dopo il successo del 58° Salone Nautico di Genova, conclusosi poco più di un mese fa, che ha visto la partecipazione di 174.610 visitatori e barche di ogni tipo, a vela, yacht e gommoni, le imbarcazioni tornano a navigare sulle acque, all’insegna del basso impatto ambientale e del rispetto per gli habitat marini.

L’importanza della compatibilità ambientale dei mezzi per mare è molto importante per salvaguardare lo stato di salute delle acque, dal momento che i gas di scarico prodotti dai motori delle imbarcazioni contribuiscono in gran misura all’inquinamento idrico.

Per questo, anche la progettazione e produzione di yacht stanno diventando ‘green’. 

Un esempio di imbarcazione dai parametri ecocompatibili è lo yacht Magellano 50′, prodotto da Azimut.

L’azienda, nel corso degli anni, è pervenuta a soluzioni innovative, prima fra tutte i motori a propulsione ibrida, che permettono realmente di navigare con un abbattimento quasi totale della rumorosità e una riduzione dei consumi nelle brevi uscite giornaliere. Poi: eliche ad alto rendimento, illuminazione a LED, pellicole anti-UV applicate alle finestrature per migliorare l’efficienza termica, materiali eco-sostenibili.

La sperimentazione prosegue nei centri di ricerca Azimut e si è spinta fino all’introduzione di nanotecnologie per sviluppare un’antivegetativa a più lunga durata e a più basso impatto per l’ambiente marino.La barca, di medie dimensioni, è dotata di motore Classe A ed ha ottenuto la notazione di classe Rina Green Plus, la certificazione di requisiti di sostenibilità ambientale rilasciata dalla Fondazione Rina.
Fra tutte le caratteristiche ecosostenibili, il ‘cuore’ green del Magellano è rappresentato senza dubbio dal motore, versione Easy Hybrid.

Accanto ai propulsori tradizionali, a basse emissioni, sono infatti presenti nella versione ‘ibrida’ due dispositivi elettrici da 20 Kilowatt, connessi a due batterie caricabili in banchina e mantenute cariche da generatori di bordo. I motori elettrici, che tra l’altro garantiscono un’elevata silenziosità nel movimento, possono essere utilizzati, con quelli tradizionali, spenti, quando viene richiesta all’imbarcazione una velocità massima di 8 nodi.

Nel momento in cui è necessaria una velocità maggiore, entrano in ‘azione’ i propulsori diesel. Altre caratteristiche ‘eco-compatibili’ del Magellano sono la carena e l’elica ad alto rendimento energetico, l’illuminazione a Led ed il rilevamento del livello dei serbatoi.

A tutto questo si aggiunge anche la certificazione FSC (Forest Stewardship Council), che attesta la provenienza del legno utilizzato da foreste gestite in modo eco-sostenibile, ovvero osservando procedure come i tagli programmati e la ripiantumazione delle piante.

Altro esempio di sostenibilità ambientale in mare è il Long Rage 23′ di Mochi Kraft, brand del gruppo Ferretti yachts. L’imbarcazione, di grandi dimensioni, ha ottenuto dal Rina la certificazione Green Star Clean Energy e Clean Propulsion ed è dotata di un sistema di propulsione ibrido zero emission mode. Insieme al tradizionale motore diesel infatti, anche in questo caso sono presenti due motori elettrici, sincroni e da 70 kW, alimentati da batterie agli Ioni di litio, tecnologia all’avanguardia nel settore. I motori elettrici possono funzionare in diversi modi, insieme o separatamente ai propulsori diesel, garantendo, in quest’ultimo caso, una navigazione a emissioni zero ed assolutamente silenziosa.

Attraverso la ‘Zem function’ inoltre, tutti i servizi presenti a bordo, tra cui l’aria condizionata ed i boiler per l’acqua calda, possono funzionare attraverso il banco batterie di propulsione, permettendo così ai naviganti di sostare per ore negli ambienti naturali del mare senza comprometterne l’equilibrio ambientale.

Per le sue caratteristiche tecniche e per le sue qualità ecosostenibili, il Long Rage, oltre ad aver ottenuto il più severo standard di certificazione ambientale dal Rina, ha anche conseguito di recente il premio ‘UIM Enviromental Award’ 2011, assegnato dall’Union Internazionale Motonatique, organo di governo internazionale della Motonautica.

L’inquinamento idrico

L’inquinamento idrico, in special modo delle acque marine, dipende da molteplici fattori.

Quelli più noti e con un impatto ambientale decisamente violento, sono gli sversamenti accidentali di greggio da parte delle petroliere.

Ma a giocare un ruolo importante nell’inquinamento delle acque sono senza dubbio anche gli scarichi urbani, industriali ed agricoli che riversano in mare agenti inquinanti come pesticidi, liquami, sostanze chimiche, tutti elementi che sottraggono ossigeno all’acqua e che quindi ne inibiscono la naturale pulizia e rigenerazione.

Può sembrare un paradosso ma, dati alla mano, le maggiori fonti di inquinamento marino provengono dalla terraferma, circa il 44%, mentre il 33% deriva dall’atmosfera ed il 12% dai mezzi di trasporto marittimi.

Un mare di plastica

Secondo un’indagine condotta da Arpa Toscana e dalla struttura oceanografica Daphne di Arpa Emilia Romagna su commissione di Legambiente, il Mediterraneo sta diventando sempre più un mare ‘di plastica’.

Nel tratto marino compreso tra Italia, Francia e Spagna sarebbero infatti presenti almeno 500 tonnellate di questo materiale, con 892.000 frammenti plastici ogni 2 km solo a largo dell’isola d’Elba, zona in cui è stata registrata la maggiore concentrazione.

La media generale è di 115.000 frammenti per chilometro quadrato, con almeno il 73% di rifiuti i plastica prelevati ogni ora dalle reti da pesca.

E se la plastica in percentuale rappresenta dal 60 all’80% del totale dei rifiuti i mare, ben il 70% di questi è costituito da sacchetti.

I famigerati shopper di plastica, attualmente banditi in Italia fra mille polemiche ed un’inchiesta avviata dall’Unione europea, sono presenti in ogni angolo delle distese marine, con conseguenze estremamente negative per la sopravvivenza della fauna.

La maggior parte dei mammiferi e delle tartarughe marini scambiano infatti i frammenti di sacchetti in plastica per meduse ed in generale per cibo, con conseguente morte per soffocamento.

Lo stesso discorso vale per le numerose specie di uccelli marini che popolano il mare: ogni anno, circa 700.000 di questi animali muoiono per intrappolamento tra i sacchetti o per asfissia dopo aver ingerito buste di plastica.

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