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Figure femminili che, con dedizione, grinta e carattere, sono riuscite a lasciare un segno indelebile nella società, nella storia e anche nel campo dell’architettura.

Prima fra tutte Plautilla Bricci, giovane architettrice romana del Seicento che per prima si cimenta nell’ars aedificatoria.

Capofila di una folta schiera di donne che hanno trovato nel mondo dell’Architettura il loro mondo e che hanno saputo raccontarcelo attraverso grandi progetti e studi.

Molte di queste possiamo trovarle nella mostra BUONE NUOVE.Donne inarchitettura, in programma al MAXXI fino all’11 settembre 2022 (POI PROLUNGATA FINO AL 22 SETTEMBRE), a  cura di Pippo Ciorra, Elena Motisi, Elena Tinacci.

Uno sguardo su 85 donne che hanno portato novità, evoluzione e un diverso punto di vista alla professione di architetto.

Grandi personalità femminili non mancano quindi nel mondo dell’architettura, pur prettamente maschile, ed esse si sono distinte e rappresentano tuttora un modello d’ispirazione per le future generazioni: per questa occasione ne abbiamo scelte quattro.

ZAHA HADID
“Era opinione diffusa che le donne mancassero di logica. Non è assolutamente vero. Non conosco l’ego di un uomo né la sua mentalità, ma in termini di capacità, non c’è
alcuna differenza”.

Dalle critiche affrontate agli esordi, passando dalla fondazione del suo studio di architettura Zaha Hadid Architects, fino ai numerosi riconoscimenti ottenuti nel
corso della sua brillante carriera (i più importanti: il premio Pritzker nel 2004, prima donna a vincerlo, e il premio Stirling nel 2010 e nel 2011), Zaha Hadid non ha mai smesso di sfidare le convenzioni e di stupire con le sue idee rivoluzionarie.

Il suo stile fluido, curvo, dinamico e sempre elegante che la rende immediatamente riconoscibile l’ha resa la più grande rappresentante del lato femminile dell’architettura contemporanea.
Solita denunciare le frequenti discriminazioni di genere e la cultura misogina imperante nel suo campo, la straordinaria architetta anglo-irachena, scomparsa prematuramente nel 2016, verrà ricordata l’8 marzo 2022, alla Casa dell’Architettura a Roma, con la proiezione di un docufilm seguito da un dibattito sulla parità di genere.

GAE AULENTI
“Ci sono un sacco di altre donne architetto di talento, ma la maggior parte di loro preferisce lavorare con gli uomini. Ho sempre lavorato per me stessa, e questo mi ha insegnato molto. Le donne in architettura non devono pensare di essere una minoranza, perché nel momento in cui lo fai, vieni paralizzato da questo pensiero.”

Famosa designer oltre che architetto, Gae Aulenti si è distinta per la grande dedizione riservata al restauro e al recupero storico.

Laureatasi nel 1953, inizia la sua attività nei difficili anni del dopoguerra. Cosciente dell’importanza di preservare la continuità tra passato e futuro, Gae Aulenti non ha mai mancato di valorizzare le radici e il contesto in cui sorgevano i suoi lavori, valorizzandone allo stesso tempo tutte le potenzialità.

Un esempio su tutti, la progettazione degli spazi espositivi del Museo di Arte Moderna Musée d’Orsay: lo studio della luce e dei percorsi per i visitatori rivela non solo una fruttuosa unione tra estetica e funzionalità, ma anche una grande attenzione al rapporto tra opera e uomo.

CINI BOERI
“Mi hanno sempre interessato le persone e i loro comportamenti. Sono una grande osservatrice, quando progetto mi piace entrare in sintonia con i committenti e comprendere le loro necessità e desideri per cercare di fornirgli la migliore soluzione possibile.”

Il coraggio e la determinazione di certo non le mancavano. Nata nel 1924, durante la guerra partecipò alla Resistenza come staffetta, e conobbe un altro partigiano, Renato Boeri, che sposò e da cui prese il cognome.

Nel corso della sua vita, Cini Boeri non trascurerà di applicare al suo lavoro quei valori di libertà e democrazia ereditati dall’esperienza politica.

Madre di tre figli, riuscì a farsi un nome nel mondo dell’architettura grazie ad un metodo di lavoro rigoroso (appreso dalle collaborazioni con Gio Ponti e Marzo
Zanuso), unito ad un approccio originale e innovativo. “La Cini”, soprannome con cui era conosciuta, mette al centro la persona senza trascurare l’ambiente e la natura, privilegiando la funzionalità, con delicatezza ed empatia. Propositi evidenti nel progetto della Casa Bunker in Sardegna, ideata come “rifugio” per la sua famiglia, immersa armonicamente nel paesaggio.

KAZUYO SEJIMA
“Come architetto, sento che è parte della nostra professione usare lo spazio come mezzo per esprimere i nostri pensieri”.

Plautilla Bricci da “L’Architettrice di Melania G. Mazzucco”

Seconda donna a vincere il premio Pritzker, nel 2010, e, nello stesso anno, prima donna Direttore per il settore Architettura della Biennale di Venezia, Kazuyo Sejima fonda il suo studio di architettura, il SANAA, nel 1995, in collaborazione con Ryue Nishizawa, suo ex-dipendente. Kazuyo Sejima mette in discussione gli stereotipi con semplicità e chiarezza di forme e linee, unite a perfezionismo e praticità. Predilige forme geometriche semplici e un utilizzo accurato della luce sia naturale, sia riflessa su superfici lucide di vetro, metallo o marmo.
L’interessante combinazione tra tradizione architettonica giapponese ed elementi del

la cultura occidentale rende il suo approccio uno dei più brillanti e originali dell’architettura mondiale.

Non solo Hadid, Aulenti, “La Cini” e Sejima: pur lasciate spesso nell’ombra, sono tante le donne che hanno saputo lasciare una luminosa impronta nel panorama architettonico internazionale. Fortunatamente le aspiranti non mancano, come dimostra la notevole percentuale di iscritte agli studi universitari di architettura.

Mentre guardiamo alle nuove generazioni con fiducia e la speranza che seguano il percorso tracciato da altre prima di loro, buona Festa della Donna!