Questo sistema di coltivazione va affermandosi come valida alternativa per una produzione alimentare autonoma e sostenibile
in copertina, Foto di Trần Anh da Pixabay
È recente la notizia della presentazione ufficiale alle Nazioni Unite del progetto Oceanix Busan, ideato da UN-Habitat e Oceanix. Il progetto ha riunito le menti di diversi esperti, architetti e progettisti, che hanno dato vita al prototipo di una città articolata su tre piattaforme galleggianti e fondata sulle tecnologie più innovative nel campo dell’autosufficienza energetica.
Oceanix Busan sorgerà presso una delle principali città portuali della Corea del Sud, e sarà alimentata al 100% da fonti rinnovabili, tra cui pannelli fotovoltaici e impianti per il trattamento delle acque. L’area coprirà circa 6,3 ettari che ospiteranno inizialmente circa 12.000 persone. Tuttavia, la struttura modulare del progetto consentirà in futuro ulteriori ampliamenti, fino ad arrivare ai 100.000 abitanti.
Per la produzione di cibo la città punterà su coltivazioni e fattorie idroponiche, che rispecchiano perfettamente il concept del progetto stesso.
Ma in che consiste la coltivazione idroponica, e come potrà soddisfare il fabbisogno alimentare di così tante persone?
L’ idroponica: una risposta ai cambiamenti climatici
Il termine indica una tecnica di coltivazione fuori suolo, in cui il terriccio viene sostituito da un substrato inerte (ad esempio argilla, fibra di cocco, lana di roccia o altri) che ha la funzione di far circolare al meglio la soluzione nutritiva con cui la pianta viene irrigata.
Oltre a consentire una produzione controllata dal punto di vista qualitativo e sanitario nell’arco di tutto l’anno, questo metodo di coltivazione può essere praticato ovunque, sia all’aperto che al chiuso.
Ovviamente questo ne consente l’applicazione anche in zone aride, essendo del tutto svincolata dalla qualità del suolo. Il che ci porta ad evidenziare il primo vantaggio: l’idroponica può rappresentare una valida soluzione al problema del fabbisogno di cibo nelle zone del mondo più povere e svantaggiate.
Non dimentichiamo inoltre che la popolazione mondiale raggiungerà i 9,8 miliardi nel 2050, con un’altissima concentrazione nelle aree urbane: ciò significa che sarà necessario non solo sfamare una colossale quantità di persone, ma anche affrontare problemi in termini di pianificazione urbana.
A questo proposito, l’idroponica arginerebbe anche il problema della scarsa disponibilità di terreno agricolo, sempre più spesso convertito in suolo edificabile.
Inoltre, con i ben noti cambiamenti climatici in atto e il conseguente innalzamento del livello dei mari, diventa sempre più importante investire su questo tipo di tecnologie: non è un caso che il progetto della città galleggiante di Busan sorga nei pressi di una città portuale, cioè uno dei tanti luoghi minacciati da queste infauste previsioni.
Vantaggi e svantaggi delle “colture galleggianti”
Esistono numerosi altri vantaggi oltre a quelli già elencati.
Per prima cosa, l’idroponica permette di risparmiare fino al 90% di acqua (limitando gli sprechi di un bene che diverrà sempre più prezioso), a cui corrisponde un aumento della produttività di circa il 20%. La velocità di crescita delle piante in coltura idroponica è infatti molto maggiore rispetto a quella delle coltivazioni tradizionali.
L’utilizzo di pesticidi e sostanze chimiche non sarebbe più necessario: avremmo sulla nostra tavola prodotti freschi e un’alimentazione molto più naturale e salutare.
Infine, la possibilità di installare le coltivazioni nelle vicinanze del luogo di commercializzazione o consumazione abbatterebbe anche i costi e l’inquinamento dovuti al trasporto della merce.
Per quanto riguarda gli svantaggi, è innegabile la questione dei costi delle strutture e la necessità di personale specializzato per gestirle.
Svantaggi che comunque pesano in modo relativamente lieve, se pensiamo a quanti problemi potremmo risolvere adottando questa tecnologia su larga scala.
Attualmente l’idroponica in Italia è prevalentemente appannaggio delle start-up, ma assistiamo ad una promettente diffusione grazie ai nuovi impulsi della ricerca scientifica degli ultimi anni.
Nel frattempo, il governo coreano punta sul progetto della città galleggiante Oceanix Busan per promuovere la propria candidatura ad ospitare Expo 2030; noi invece speriamo di non dover aspettare così tanto per vedere questo metodo rivoluzionario portare sulle nostre tavole prodotti della terra naturali e dal bassissimo impatto ambientale.