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MEDITERRANEO – Le OPERE di PATRIZIA MOLINARI: fragilità e speranze del nostro grande mare

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Trasparenze cristalline, sono i fondali rocciosi del Mar Mediterraneo negli scatti di Patrizia Molinari.

Il mare, però, è quello lontano da mete turistiche e caotiche.

Siamo a Gavdos, a Creta, ultima fermata d’Europa, che affaccia silenziosa di fronte alla Libia.

E’ anche da qui che si osservano, minacciosi, i segni di un profondo cambiamento, di un difficile momento storico.

patrizia molinari castello santa severa mediterraneoEd è da queste premesse che Patrizia Molinari arriva a Mediterraneo, la mostra che, fino al 28 ottobre, sarà ospitata presso le sale del Castello di Santa Severa – alle porte di Roma. Patrizia Molinari

L’esposizione, a cura di Romina Guidelli, organizzata da CoopCulture con la collaborazione della Regione Lazio, LazioCrea, Mibac e Comune di Santa Marinella, racconta il mare nostrum attraverso lo sguardo intenso e attento della Molinari.

L’ artista, grazie ad una serie di scatti fotografici condotti nel tempo, è riuscita a catturare tutta la bellezza e complessità del mare.

Da sempre affascinata dall’acqua, prezioso elemento di vita, Patrizia Molinari affida ad immagini fotografiche riportate su carta cotone il suo Mediterraneo, in cui traspone l’oggetto delle proprie ricerche in immagini.

Queste si susseguono acquisendo sempre più forza sino ad arrivare là dove tutto accade.

Il percorso espositivo, realizzato nella splendida Sala Pyrgi del Castello di Santa Severa, acuisce questo senso di “viaggio”.

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A dare maggiore compiutezza al “racconto” il coinvolgente affaccio sul mare che, in maniera del tutto naturale, partecipa, rafforzando l’intero senso della mostra.

L’esposizione racconta la vita e quel bisogno profondo, dell’artista, di proteggerla.

Salviamo le Origini (2006) è la prima foto che accoglie il visitatore.

Si osserva quasi dimentichi dell’esistenza di colori così intensi e sfumati senza dover ricorrere a filtri o stratagemmi informatici.

A seguire Gavdos (2006) e poi ancora Energia delle Origini (2006) in cui minuscoli esseri viventi – i plancton – contribuiscono a vivificare lo scatto con maestosa energia vitale.

Ma è nell’opera del 2017 – Mediterraneo – che si compie l’intero percorso.

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E’ l’elemento che “disturba” e che scuote chi osserva, riportandolo alla realtà di un mare ormai minaccioso e crudele.

L’immagine è molto forte.

Schizzi rossi invadono la tela, a nascondere quanto di grande ed incredibile, la natura, sia riuscita a produrre nei secoli.

Schizzi rossi di acrilico, la macchia della vergogna che è ben visibile tra le acque cristalline incontaminate.

Il rosso, dominante, attira immediatamente l’attenzione e riporta a contemporanee realtà.

Quelle per cui oggi, il mare nostrum, non è più solo luogo di scambi culturali e commerciali ma luogo di morte e disperazione.

La rinascita dell’acqua sorgiva

La speranza che tutto possa cambiare, in un’evoluzione positiva – quasi di rinascita – c’è, esiste.

Questa è affidata ad una video-installazione posta in un angolo buio della sala.

Qui, a pavimento, si manifesta il rinascere dell’acqua sorgiva attraverso un oblò, ideale fenditura della crosta terrestre da cui l’acqua sgorga incessantemente.

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La video-ripresa è stata realizzata dalla Molinari in uno dei suoi viaggi in Cina, rimasta affascinata dallo sgorgare dell’acqua di un’antichissima, superstite, sorgente cinese.

L’esposizione ci offre, così, la possibilità di ritrovare nell’acqua anche l’elemento che da sempre ci ha protetto, con l’augurio che continui a farlo, così come avviene in natura durante la gestazione.

Come le piccole isole trovano nel mare la loro naturale prima protezione, così il feto si sviluppa e si accresce protetto proprio dalle acque materne.

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Questo concetto, così viscerale, viene rappresentato nella seconda sezione della mostra di cui, fulcro, è l’installazione Ghiaccio di Fondo, opera del 2000 collocata nella Sala del Camino. castello santa severa

L’ambiente è impercorribile, il visitatore osserva rimanendo sull’uscio e trova avanti a sé sagome di embrioni dislocate a pavimento, come isole nel mare, circondati e protetti da grandi schegge di vetro tagliente.

Come scrive Romina Guidelli, curatrice della mostra “Le schegge che compongono il tappeto dell’installazione sono guardiani messi a sorvegliare la vita degli integri feti di vetro che compaiono all’improvviso tra i frammenti: fragili come un respiro ma perfettamente intatti, delicati come il bianco.” Romina Guidelli

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vedi anche La pittura di Terracotta