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UNA PASSEGGIATA ALLA CASA DELLE VESTALI A ROMA

La residenza delle sacerdotesse di Vesta, dopo un lungo periodo di restauri, è tornata da qualche anno fruibile e visitabile.

L’area interessata è quella segnata dall’itinerario di via Nova, sulla pendice a Nord Ovest del Palatino, dietro al Tempio di Vesta.

In totale, la superficie su cui sono avvenuti gli interventi di recupero è di 4.085 metri quadri.

Solo la prima fase ha interessato ben 1.568 metri quadri, che corrispondono al collegamento tra la Casa e la via Nova.

La riapertura di questo antico e misterioso monumento non solo costituisce un importante passo nell’ambito del recupero dei beni archeologici, ma serve anche a ‘riscoprire’ un intero luogo che, a distanza di secoli e seppure nella parzialità dei resti, ancora ‘traspira’ di sacralità antica.

La Casa delle Vestali (o Atrium Vestae) testimonia, seppure attraverso la parzialità dei resti, tutta la sacralità del culto della dea.

Le sacerdotesse di Vesta Unico sacerdozio femminile dell’antica Roma, le Vestali erano sei e venivano scelte, in assenza di volontarie, dal Pontefice Massimo.

Destinate al culto di Vesta, dea del focolare domestico, le sacerdotesse venivano nominate tra una prima selezione di 20 giovani di età compresa tra i sei ed i sedici anni, tutte “senza difetti nel corpo e di famiglie di provata onestà e di condizione libera”.

Al momento dell’ingresso nel sacerdozio, tramite il rito della captio, veniva loro tagliata la chioma ed appesa ad un fiore di loto. L’abito sacerdotale invece consisteva in un ampio mantello ed un velo bianco che ne ricopriva anche le spalle, con sopra una sorta di diadema interamente di lana.

Considerate dall’opinione pubblica incarnazione della virtus romana, le Vestali rappresentavano un caso a parte nell’universo femminile dell’antica Roma.

L’Atrium Vestae L’Atrium Vestae era il nome della zona in cui erano compresi il Tempio della dea Vesta, il cui culto secondo la tradizione fu istituito dal secondo re di Roma Numa Pompilio, e la Casa delle Vestali.

I due edifici erano infatti collocati a poca distanza l’una dall’altro, in una sorta di collegamento ‘ideale’ tra la dimora delle sacerdotesse ed il tempio della dea a cui dedicavano la propria giovinezza.

Anche se non è possibile ricostruire per intero la pianta originaria dell’edificio, a causa della parzialità dei resti e delle diverse ricostruzioni sovrapposte, quello che resta della Casa delle Vestali consente di realizzarne una sommaria ed ipotetica ‘ricostruzione’.


Disposta su almeno due piani (ma probabilmente erano anche tre), e risalente all’età regia, la Casa è stata ricostruita, ampliata e restaurata più volte nel corso del tempo: prima da Augusto e successivamente da Nerone dopo l’incendio del 64 d.C., Traiano e Settimio Severo. Per questo, la costruzione presenta molte caratteristiche di età imperiale.


Ad introdurre nella Casa è l’ampio cortile rettangolare, lungo 63 metri e largo 23 e circondato da un portico a due piani.

Davanti al peristilio, ‘sfilavano’ le statue delle Vestali Massime, ovvero le sacerdotesse che si erano distinte per decoro ed autorità.

Al centro del cortile sono collocati tre bacini d’acqua, due piccoli di forma quadrata ed uno grande rettangolare, ancora visibili. Il resto dell’abitazione è disposto su quattro aree: lato Sud, lato Est, lato Ovest e lato Nord.

Sui lati Nord ed Ovest non è conservato molto, tranne una sala, impropriamente chiamata ‘tablino’ (sala da pranzo) e che, più probabilmente, era una sacrestia. Sul lato est sono invece visibili due file composte da tre piccoli ambienti, e al livello inferiore i resti di un santuario.

Sul lato Sud, si trova la parte che si è conservata meglio ed identificata come la ‘cucina’ delle Vestali. In questa area sono state rinvenute diverse stanze che danno su un lungo corridoio centrale: cucina, forno e mulino dove, tra le altre cose, è stata ritrovata anche una macina per la farina.


Da qui partiva la scala che portava al piano superiore e alle camere da letto delle Vestali. Dalle numerose ‘bocche di stufe’ rinvenute, si deduce che gli ambienti fossero ben riscaldati.


Lo ‘stile’ della Casa delle Vestali è generalmente sobrio. A ‘spezzarne’ l’austerità, qualche mosaico in tessere bianche e nere o piccoli inserti di marmo prezioso inseriti nelle pareti.

15 Aprile 2017  –  Riproduzione riservata

 

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